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Simposio in alta quota
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Simposio in alta quota

Paolo Barozzi.
Simposio in alta quota
Simposiasti: Paolo Barozzi, Emilio Bassanin, Gianfranco Mantovani, Tobia Ravà, Gianni Segurini

La mostra che il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina dedica a Paolo Barozzi può essere paragonata a un simposio, la conversazione arguta e colta a seguito di un banchetto, animata dalla musica, in quanto espone oltre alle sue opere anche alcuni lavori di amici artisti con i quali ha intrattenuto dialoghi, discussioni, condiviso passioni e interessi. L’esposizione si configura come una sua antologica in cui sono esposte opere di pittura (per lo più oli su tela e/o tavola) e grafica (incisioni ad acquaforte a volte mista ad acquerello), affiancate da alcuni disegni e dipinti di Emilio Bassanin, di Gianfranco Mantovani e Gianni Segurini, mentre di Tobia Ravà vi sono anche sculture in bronzo, tondi e rasi a sublimazione.
Gianni Segurini insegnante cortinese la cui attività artistica si configura nell’ambito dell’illustrazione ha lavorato molto con Paolo come decoratore delle dimore di Cortina e più volte Paolo gli faceva notare di aver inserito nei suoi lavori messaggi esoterici ben celati. Ad esempio dipingeva i denti dei capitelli di legno della boiserie con tinte diverse che corrispondevano a delle lettere o iniziali di citazioni, detti, frasi tratte dalle sacre scritture, proverbi, testi latini. Da questo punto di vista era un artista d’altri tempi, faceva tutto in maniera meticolosa, dal più piccolo dettaglio di un mobile o il profilo di una porta o finestra ai generi pittorici tradizionali come il paesaggio, la natura morta, il ritratto, nella logica della gesamstkunstwerk (opera d’arte totale). Progettava tutto nei minimi dettagli. Avevano idee diverse e facevano grandi discussioni. Paolo amava il barocco, lo stile tirolese e il decorativismo. Gianni la Bauhaus, il razionalismo, la filosofia del MA giapponese, il peso del vuoto. Dal punto di vista umano Paolo non era così rigido come invece dimostrerebbe il suo lavoro assai rigoroso.
Vi erano accese discussioni anche con Emilio Bassanin. A volte non andavano d’accordo, la pensavano in modo diverso in merito all’arte. Pittoricamente erano agli antipodi Paolo figurativo e Bassanin astratto, grande estimatore di Wassily Kandinsky e – per un certo periodo – molto vicino a Vedova, ma si apprezzavano a vicenda, erano buoni amici e Paolo lo ha aiutato molto in un periodo psicologicamente difficile. Paolo era molto generoso e non amava ostentare tutta la sua vasta cultura. Si frequentavano spesso, anche per il fatto che condividevano nostalgie imperiali asburgiche. E’ con Ivo Piccinini che ha iniziato a fare mostre nella sua galleria di Cortina e qui ne fece anche con Paolo, soprattutto di grafica, esponendo le sue acqueforti metafisiche e surreali, mentre Emilio aveva presentato dei fienili.
Gianfranco Mantovani ha conosciuto Paolo a Cortina e, come allievo da lui ha appreso i segreti del colore, le mescolanze, i diluenti, il realismo e l’amore per il paesaggio e gli animali. Con lui chiacchierava volentieri, piacevolmente, di qualsiasi argomento.
Si è avvicinato a lui poiché vi vedeva il vero artista che ha dentro di sé il colore. Paolo conosceva bene l’affresco e tutte le altre tecniche pittoriche. Discutevano della preparazione del colore e dei segreti della pittura, di come fare i riflessi. Era bravo e aveva una grande esperienza. Era curioso, interessato, piacevole e, anche se non si direbbe, inaspettatamente moderno. Usava la tecnologia: disegnava molto con i Pad, quindi prima di realizzare manualmente le opere in pittura faceva molte prove virtuali, disegni, schizzi, bozzetti.
Paolo amava il medioevo, le corazze, i cavalieri con le armature. Era esperto di riflessi e superfici riflettenti come si rileva da numerosi dipinti. Le opere che dipingeva con questi soggetti presentano atmosfere cupe ed incombenti. E’ il caso di Sogno di Olandese (2021) e Olandese Volante (2010), immagini surreali in cui il vascello è sospeso. In altri dipinti il vascello un po’ fatiscente appare in mezzo alle montagne, sembra fossilizzato, relitto di un naufragio in alta quota. Altre volte raffigura tra i monti o sospesi per aria degli strumenti musicali a corda, spesso un violoncello, e, come il vascello fluttuante nell’aria o in mezzo alle acque, rappresenta la civiltà sepolta e decadente. Indica l’oblio.
Lo strumento testimonia il grande interesse per la musica suo e di alcuni suoi famigliari. Da ragazzo Paolo suonava la chitarra come la madre che pure cantava nel coro di Cortina, mentre il padre suonava il mandolino. In casa organizzavano delle serate musicali su Händel e altri compositori barocchi. La sorella Francesca ha studiato canto e ora insegna matematica e scienze. Il fratello Alessandro, il maggiore dei sette fratelli, a cui era molto legato sia per interessi culturali (insegnava filosofia), che per età (solo un anno di differenza), da giovane suonava il flauto dolce e ora la viola da gamba, e soprattutto ama molto il barocco, mentre Paolo preferiva Mozart, Brahms, Schubert e ovviamente Wagner. Dipingeva sempre ascoltando la musica, soprattutto Bach e le sue note fughe, di cui ultimamente ascoltava spesso le Variazioni Goldberg.
Gianfranco non ha mai conosciuto gli amici di Paolo, dal momento che non condivideva molto le sue amicizie. Gli sarebbe piaciuto molto frequentarsi e ritrovarsi insieme a tutti i suoi amici. Come in un convivio o simposio in alta quota.
Tra Paolo, Tobia e Gianni vi era un minimo comune denominatore: il surrealismo, ma con Tobia vi era anche l’interesse per la mistica, l’alchimia, la numerologia, l’arte simbolista. Tobia ricorda che sono stati a vedere a Cortina una mostra in cui esponeva insieme ad Augusto Murer e altri artisti e anche una di Giovanni Bettolo. Paolo aveva manifestato un certo interesse per Bettolo, gli piaceva molto quel modo di dipingere e soprattutto il suo legame con la letteratura, in particolare con Buzzati e il suo libro più noto Il deserto dei Tartari.
Tobia apprezzava molto il lavoro artistico di Paolo dal punto di vista tecnico-pittorico e realistico, ma anche metafisico e mistico, nelle ambientazioni tra i laghi alpini, nelle città medievali, nei velieri seicenteschi, tra la Croda da Lago e l’Olandese volante, ma anche nelle sue decorazioni contemporaneamente solari e lunari, spesso dotate di criptici messaggi segreti. Paolo cercava come Tobia una porta verso l’assoluto. “Paolo Barozzi è stato un artista simbolista mistico un “post – pre raffaellita” – ha affermato Tobia con un ossimoro –  il suo lavoro come il mio tendevano a diventare un pretesto per raggiungere, attraverso una ‘chiave falsa’ come diceva Dalì, un diverso piano di lettura”.
Se nell’antichità greca e romana il simposio costituiva una fase d’intrattenimento successiva al convivio (il banchetto), in cui i maschi s’intrattenevano con canti e poesie bevendo vino, questo simposio in quota assume i toni alti di una conversazione in chiave figurativa arguta e colta tra amici artisti.                                                                                                                      Maria Luisa Trevisan

La mostra, che si estende su due piani del Museo, e la Collezione Permanente saranno visitabili fino al 5 ottobre con i seguenti orari:
10.30/12.30 – 16.00/20.00
Chiuso il lunedì tranne ad agosto, quando il Museo rimarrà aperto tutti i giorni

Info: Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, Casa delle Regole, C.so Italia n° 69, 32043 Cortina d’Ampezzo
Tel. 0436 866222 – museo.rimoldi@gmail.com

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