a cura di Maria Luisa Trevisan
Luogo: Sala conferenze Piero De Pellegrini Biblioteca Comunale di Sandrigo, Viale Ippodromo 2 – 36066 Sandrigo (VI)
Durata: 20 settembre – 6 ottobre 2024
Inaugurazione: venerdì 20 settembre ore 18
L’artista veneziano ci racconta un percorso di lettere e di numeri opportunamente collocati su soggetti naturali e artificiali come boschi, alberi, animali, architetture, vortici. Anche nelle immagini legate all’ambiente naturale è comunque presente ovunque la mano dell’uomo. Tobia Ravà utilizza la ghematrià (“gimatreya”, permutazione lettera-numero o peso, il valore numerico delle lettere che compongono le parole nella lingua ebraica) ed i concetti della kabalah (“ricezione”, tradizione mistica del pensiero ebraico), in cui qualsiasi elemento è legato agli altri. La particolarità del suo lavoro risiede infatti nella texture alfa-numerica legata alla ghematrià e alla kabalah che studia meticolosamente prima della stesura sulla superficie dell’opera. Egli ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno un significato al contempo etico, spirituale e numerologico. Nello studio finalizzato all’elaborazione di questo suo particolare linguaggio l’artista ha spesso trovato corrispondenze sorprendenti tra parole e ambiti culturali apparentemente distanti. A tale proposito ha dichiarato “Non voglio affermare che tutto questo avviene perché l’ebraico sia la lingua sacra che si parlava prima della costruzione della Torre di Babele ma che il percorso matematico che sottende la lingua, ogni volta che si scava nel testo, lascia intravvedere una logica di fondo che non può essere casuale, in quanto verificabile sempre di più anche con il progredire dell’umanità attraverso le nuove scoperte scientifiche”.
Nell’elaborazione delle sue opere Ravà è incappato anche in due scoperte matematiche. La prima relativa alla sequenza di Fibonacci, nello specifico alla sottosequenza con la ripetizione dei 24 numeri, riscontrata con la riduzione teosofica dei numeri della sequenza. La seconda riguarda i numeri primi corollario di un teorema già noto: il teorema sulla divisibilità di un numero per 9 o più genericamente per la cifra predecessore della base numerica in cui il numero è espresso. In relazione a queste scoperte l’artista ha affermato: “La sequenza di Fibonacci che forse è la principale legge di riproduzione naturale, è anche una sequenza ghematrica come ci dice anche Darren Aronofsky nel film Pi greco. Il teorema del delirio (1997). Non solo ma la sua sequenza in MISPAR CATAN, numero piccolo o riduzione teosofica (base dieci) mi ha portato alcuni anni fa a scoprire una sua particolarità. Se questa mia piccola scoperta, che non è più una congettura in quanto provata già alcuni anni fa da Federico Giudiceandrea, per ora non ha una applicazione, tuttavia acquista un senso dal momento che in ebraico il KAD vaso o giara è di valore 24, KHAF 20 + DALET 4, quindi è il valore di un vaso, che è una unità di misura nell’antichità e che rappresenta la sua ricostruzione secondo la Qabbalah Luriana. Il canone, la somma dei libri della Bibbia ebraica: TANACH è di 24 volumi. Inoltre abbiamo deciso di dividere il giorno in 24 ore, GHEVIA il torace è di valore 24 e rappresenta il centro del corpo nell’uomo vitruviano e nella scomposizione leonardesca. Davide nel testo biblico si scrive DVD DALET 4 + VAV 6 + DALET 4 = 14 quando è un giovane pastore e lavora con le mani, e la mano è YAD 14, YOD 10 + DALET 4, appunto 14 come la somma delle falangi di una mano (KOACH, la forza è 28 e due mani come YUCHUD = unificazione 28 attraverso una stretta di mano). DAVID diventa re e acquista la YOD = 10, DVD diventa DAVID nel testo biblico in quanto ha compiuto il suo percorso di riqualificazione terrena”.
In questa mostra molti dei suoi iconici boschi e così gli altri soggetti frequenti nella sua produzione artistica, hanno un formato nuovo, quello circolare con effetti convessi che rimandano agli specchi dipinti da Jan van Eyck e a molti altri artisti del rinascimento. La forma circolare richiama quella della Madonna del Magnificat di Botticelli e del Tondo Doni di Michelangelo. All’epoca il formato tondo era riservato ad opere destinate al mondo laico per ornare dimore signorili e spesso commissionate in occasione di matrimoni e nascite.
La sua mostra personale a Sandrigo rappresenta una tappa di un percorso espositivo organizzato quest’anno in concomitanza con la 60ªBiennale di Venezia, che si snoda in diverse località soprattutto venete, in spazi espositivi particolarmente suggestivi, per cui sono creati degli allestimenti ad hoc in rapporto al sito, a cosa contiene, alla storia del luogo. In questo caso particolare s’inserisce all’interno della festa del bacalà che ricorda il gemellaggio tra la Norvegia e Sandrigo, e la leggendaria storia delle origini della tradizione del bacalà nel Veneto. Nel 2002 in occasione del gemellaggio i norvegesi hanno donato a Sondrigo un’isola delle Lofoten e Sandrigo, per ricambiare il gesto di affetto e riconoscenza, ha intitolato una piazza a Røst.
Per omaggiare questo prelibato piatto sono esposti in mostra tra gli altri soggetti sia pittorici che scultorei inerenti al mare e alcuni assemblaggi con i piatti a base di pesce. Ad esempio l’ONDA, di valore 66 come “HAYAH-HOVEH-YIHEH” “Era, è e sarà”, di valore ghematrico 66 come il numero triangolo di 11. LULA’AH è l’occhiello o asola di valore 66 come la ghematrià di GALGAL = ruota, ma anche orbita, e GALGAL è la somma di due onde GAL 33 come avviene nell’induismo e nel buddismo tibetano, dando origine ad una bella immagine sincretica in cui YIN e YANG vanno a formare una ruota o una sfera.
La mostra si sviluppa come una ricca antologica dell’artista veneziano. Le sue opere ci trasportano in un autentico viaggio nell’infinito, fatto di numeri e simboli, collegamenti tra materia e spirito e connessioni tra mondi diversi.
Il titolo della mostra Kabalah-Bacalà è nata un po’ per gioco ancora qualche anno fa durante una visita alla festa del bacalà di Sandrigo in cui ogni anno si festeggia il gemellaggio con le isole Lofoten, sia per l’assonanza dei due termini sia per la coincidenza numerica che presentano dal punto di vista ghematrico. Entrambe le parole valgono 137 come la “Costante di Feynman” o di “struttura fine”, ossia la capacità da parte di un elettrone di assumere un fotone e produrre energia. La costante 137 era stata introdotta da Arnold Sommerfeld (Königsberg, 1868 – Monaco di Baviera 1951) nel 1916 come misura della deviazione relativistica nelle linee spettrali rispetto al modello di Bohr, poi perfezionata da Richard Feynman (New York, 1918 – Los Angeles, 1988) e quindi chiamata “Costante di struttura fine” della fisica subatomica: 137 è il rapporto tra la velocità della luce e quella dell’elettrone, energia disposta in orbite parallele degli elettroni attorno ad un atomo di idrogeno. Essa definisce la scala degli oggetti naturali: le dimensioni degli atomi, l’intensità e i colori della luce, l’intensità delle forze elettromagnetiche. Controlla e ordina tutto ciò che vediamo. Il suo valore è rappresentato da una formula, che mette in relazione la carica dell’elettrone (e) con altre 2 costanti fondamentali della natura: la costante di Planck (h), la più piccola quantità misurabile dell’Universo ed emblema della meccanica quantistica, e la velocità della luce (c), simbolo della teoria della relatività.
Che la parola bacalà potesse essere correlata a termini così elevati sia spiritualmente che scientificamente era del tutto inaspettato. Forse proprio questo ha portato fortuna al mercante veneziano Pietro Querini e ai pochi superstiti della sua imbarcazione, che, partiti da Candia (attuale Creta) nel 1431 e diretti nelle Fiandre, erano destinati invece a incrociare la loro sorte con il bacalà e il suo valore apotropaico, il mistico 137.
Maria Luisa Trevisan
Orari di apertura: venerdì 17,30-21, sabato 9,30-12,30 e 17,30-21, domenica 9,30 – 12,30 e 17.30-21
Tobia Ravà. Kabalah – Bacalà. Memorie d’infinito
Ideazione, cura della mostra, della pubblicazione e testo critico: Maria Luisa Trevisan
Enti promotori: Comune di Sandrigo, Biblioteca Comunale D. Pittarini, Via Qurinissima, PRO Sandrigo
Fotografie: Amedeo Fontana
Progetto grafico e stampa: Grafiche Turato, Padova Grafiche Turato Edizioni Rubano (Padova)
Allestimenti: Ilaria Bianco, Robens Tola
Alla mostra hanno collaborato: Francesco Lovo e Anna Rosa Contarato.